lunedì 18 gennaio 2010

GRILLO SVENTURATO

La tromba suona,
suona, una tromba lontana.
Fiatata dal folle, la suona.
Tromba lontana.
Un grillo menestrello, verde venusto
impettito nel saltello;
suona un giglio, dal cappello piumato,
di flormusica velata.
La notte aggrada,
l'opale luna, d'idrargici raggi
la foresta appaga.
Come la tersa fine assurda
d'un grillo; poeta, di viaggi ne fece.
Propaga esfoliante, passando tra i rami
tra funi e fronzoli confusi,
sfoglie smagrite, altre poi lumi
persuasi, fumi e fiori rossi.

Lo strumento allieta,
tutta la natura si raccoglie,
l'istinto animale porge orecchio
da quei petali adunati,
dagli scogli c'è chi sceglie
un tuffo in mare; dallo specchio
alle orme ripercorse, e semoventi.
Il mio volto lascia ombre di denti.
Tasti di pianoforte mescolati
nell'eccesso di passioni e fiati;
suonano i migliori tra i petali alabastrini
di luce. Di luce che scorre, nelle ombre.

Schierì bianco il cielo
da essere tutto nuvola.
Poi invece il cielo precipitò;
lo schivai per un pelo
scostandomi; ora cola,
da essere tutto nebbia.
Suona bizzarro la tromba,
tra foschie, bagliori radi
suona tra i fiori, all'ombra
l'amata, dentro la tomba.
I suoni son fiati, d'amor
di note fatte in fila a gradi;
L'amor gli vende, non compra.
L'amor gli suona, non mostra.
Suona la tromba nel giglio di luce.

Otlab

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