domenica 28 febbraio 2010

AL SUO CHIAROR

Mi sono perso tra il sorriso splendido
mi son arreso ai tuoi occhi blu luna.

Nel cielo che biasimo in un candido
velo di serena illusione; fior di luna.

Sei l'infuso di un eterna posizione lieve,
calata giù per la mia gola lentamente.

Mi porti ambulante alle strade, grave
sono, mentre mi accascio malamente

in un angolo, per cui la strada è finita.
Sono seduto dove l'anima è trascinata

Adesso da solo mi chiedo,
in che cielo, sei disegnata.

Balto

mercoledì 10 febbraio 2010

VELOCE ... VELOCE ...

Indossi delle calze bianche e ti diverti a scivolare su un parquet, costruito apposta per far scivolare le tue calze bianche. Veloce, veloce per il corridoio, per poi fermarti sulla rampa di una scala che si fa caduta in un precipizio se arrivi troppo veloce sul suo ciglio.

E' la ringhiera quella che ti aspetta subito dopo. Polso fermo e afferri la ringhiera e veloce, più veloce, lungo quell'asta che ti scivola sotto i pantaloni proprio come le calze bianche sul parquet.

Veloce, più veloce. Un pomello d'ottone mette fine alla ringhiera ma colpo di reni e via lo salti a piedi pari, stoppandoti, su quelle calze bianche che a contatto con la moquette hanno smesso di scivolare.

Le calze bianche sembrano impantanate in mezzo a quell'assurda superificie, piano, piano. Affondano piano ogni volta che alzi il piede e lo riappoggi. Piano, piano. Avanzi cercando di mantenere il tuo equilibrio. Destra giù e sinistro alzato, sinistra giù e destro alzato ... bravo ... continua ... spalla destra giù e piede sinistro alzato ... ancora, mi raccomando piano ... giù e piede sinistro alzato ...

Hai forse fatto due metri da quando hai cominciato a dar retta all'equilibrio, che già ti sei stufato ... via, via veloce, veloce ...

Rimbombano, rimbombano i passi nella soletta del pavimento, le calze bianche hanno ripreso ad andare veloci, veloci e battono a tempo sulla moquette. Aumentano veloci i passi, incrementandoli a pari passo con il battito del tuo cuore. Il respiro si fa affannato, ma non puoi mostrarlo in pubblico, devi correre veloce. Veloce, senza mai fermarti, potrebbero sentirti! Sai che i passi rimbombano sordi e solo una volta nella soletta del pavimento, e che se respiri rieccheggi nell'aria che ti procura affanno.

Sei arrivato. Davanti a te un ascensore, la porta è chiusa e i numeri, posti a lato dell'anta destra dell'ascensore, degradano lentamente, partendo dal dodici. Rimani in attesa. Le calze bianche si riposano, restano ferme sulla moquette, lasciandosi sobbalzare solo dalle ultime onde sonore derivanti dalla corsa.

Diminuiscono i piani, finalmente i piedi, anche se per poco spazio, muoveranno le calze, per poi farle roteare sui talloni e rimetterle subito in posizione di partenza, con la porta dell'ascensore che chiude il sipario, mentre le dita dei piedi s'inchinano alla folla, muovendo le punte delle calze, partite bianche e già sporche.

Bob