martedì 27 aprile 2010

COLORE CONFETTURA





E' un triangolo questa luna,
scivola la sua acuta cruna
tra le sue dita di marmellata
appiccica questa goccia mielata.
Giovane come una patata
e' la tua voce di marmellata.
T'ascolto cantare posata
sulle tue foglie di luce di fata.
Non c'e' una notte migliore
trovo il pizzico del sapore
nello sciame degli insetti
devoti al loro lavoro da matti.
La luna abbaglia questo alveare
pieno di dolore mentre cola
il docile e soffuso frutto del cuore.
L'ape sa di essere e vola.
E' un triangolo questa luna
coperta dalle nubi grige e fuma
un comignolo senza la duna
del tetto che lo ospita e fuma
un comignolo senza la duna
del tetto che lo ospita e piuma
e' il mio spirito di selciato
di sottobosco acerbo e arido,
risollevato dal rumore placido
di un millepiedi attento.
Sempre si pone l'ombroso faggio
fronte al bosco dei larici
e solo se ne sta a pensare al peggio,
mentre l'ardore del miele in questi baci
rifulge un'ardore un furore, e' luce.
Miele di luce, luce di sale atroce
comprendi i miei soffocati tumulti
ronza intorno perche' se entri salti
d'emozione, entra nel mio alveare
e sentilo il mio maledetto dolore.
Senti come e' gustoso
sentilo come l'uomo non e' piu' geloso.
E' un triangolo questa luna
e' una sposa del cielo
bianca e azzurra che suona
la sua lira dal nero velo.
Scivola sempre una lucida
schifida essenza putrida
di questa passione acida,
lucida e lucida luce sadica.
Luna, o luna semplice
lanterna triplice, luce di cimice
quanti sono nel tuo camice
di infermiera della notte all'apice,
della patologica sensazione,
di questa notte d'anice
sempliciotta e di contestazione
contro il cosmo con l'arpione.
Con la vanga pianto nuove stelle
nel giardino celeste di bolle,
di luce e di luce la luce folle.
E' un triangolo questa luna
e' una tana per fuggitivi,
di quei galeotti d'amore schivi
alla loro faccia che suona
con gli occhi senza storia,
e la lingua mozzata dall'aria
respirata da queste narici chiuse
cavalcata da tre insetti sui veli
di quelle tre giovani spose
che danzano al vento dei cieli.
Questo triangolo e' adesso una palla
e si vede la luna con questa faccia
di una luna stanca che cerca spalla
in un'alba che la notte straccia.
Che tu possa miele di alveare di luna
scendere sotto la costa
incanalarti nel mare di festa,
sentire il gingillo della schiuma
filtrare i tuoi ruvidi fili di crosta
spulciare la filanda dalla testa.
Cripta azzurra dei mari prosciugati
sei la lanterna di questa marmellata
e senti il gusto prima dei concerti
come le doglie prima dei parti.



Otlab

sabato 10 aprile 2010

SCENARI TRASPARENTI

Questa breve storia, circa una mezz'ora nella vostra realtà, racconta di Tom e dei suoi fogli trasparenti e di quando il cielo si mise a guardarli con me.

Tom disegnava, sempre. Impugnava la sua matita nera e disegnava il mondo su dei fogli trasparenti.
Tracciava statiche linee nere in cui sgorgava, intrappolata, la linfa vitale di quei luoghi.
Non c'erano colori, solo il nero dei contorni di quel mondo.
Molte volte chiesi spiegazioni e, nello stesso numero, furono le risposte vaghe e senza senso che Tom mi diede a riguardo.

Capitammo sull'argomento una notte di luna piena, fu lui a proporlo.
Tolse dalla sua borsa quel plico di trasparenze che si portava sempre appresso, lo fissò un attimo e disse: "Scenari, ecco cosa disegno".

"Bisogna guardarli insieme al cielo: la sua luce scuoterà il tuo volto e lui racconterà all'azzurro la storia da te celata" - concluse Tom afferrandone uno a caso e posizionandolo davanti alla luna.

Non avevo ben capito il senso dell'ultima parte, ma lo feci una volta che la luna illuminò il mio viso schermato da uno di quei fogli.

Sorrisi e lasciai che il disegno facesse il resto. Mi guidò per le vie di quel paese che Tom aveva disegnato e che sembravano molto simili a quelle dove mossi i primi passi.

Tom cambiava i fogli davanti ai miei occhi e, con loro, anche i ricordi che smuovevano in me.

Un vecchio bar polveroso, una scala a chiocciola, un ascensore, una sala da ballo, un cortile con i giostrini per i bambini, una macchina su una collina, il mare in tempesta, l'azzurro nuvoloso, una sedia in una stanza, l'atrio di un palazzo, un fiume ... potrei continuare all'infinito.
Tom aveva disegnato lo scenario del mondo e io inserivo gli atti del mio.

Impressionati risultavano i miei ricordi su quei fogli trasparenti. Visionarne ancora i negativi con la luce della luna, mi faceva sentire in grado di scegliere quale stampare nella mente e quale lasciare che si perdesse per il cielo.
Tom tolse l'ultimo foglio e mi disse:"Un immagine per foglio, un foglio per uno scenario, uno scenario per una storia".

Non riuscivo a parlare, credo sia durato un pò il mio silenzio.
Tom, intanto, ripose i fogli nella borsa, si girò guardandomi fisso negli occhi e, con tono deciso, mi disse:
"Bhè, se non hai nulla da dire io vado a dormire. Buona notte".

Bob