giovedì 25 giugno 2009

Contando le pecore...

Qualcosa mi ha portato in fretta ad avere gli occhi aperti da queste parti.
Il non ricordare la partenza e il non considerare l‘arrivo non condizionano i miei orizzonti, si limitano solo ad allucinarli.
Mi rigiro in cerca di una tregua che sento lontana. Angeli e demoni sono ancora troppo presi nelle loro lotte per sedere al tavolo di pace. Se presto orecchio sento il fragore dei colpi plasmare l’aria. I loro affondi sono veloci e creano distorte ombre intorno a me.
Per non parlare poi dei fantasmi. Il silenzio e il buio potranno dare sollievo al corpo, ma loro non sono sostanza, non devono riposare.
Sostenitori della sottile arte della persecuzione sin da quando la notte segue il giorno, per poi cancellarlo nel suo svilupparsi.
A me tocca rimanere fuori. In pausa. Statico in attesa di un verdetto insonne.
Tarderà di sicuro.
Per ogni debito ora sto pagando il mio clima isterico in questa notte che non avrà mai fine.

Bob

martedì 16 giugno 2009

Parole...

”Ci sono parole che non si possono animare, ma di cui l’anima ha bisogno di parlare”

Quello che sappiamo è l’uso e consumo.
Il loro è considerato abuso di circostanza.
Se non adempiono al loro incarico, quello di riempire gli spazi fino ai confini concettuali tracciati a priori, noi ne inventiamo di nuove, alcune fin troppo stravaganti o prive di radice e queste, inevitabilmente, vengono portate via dal vento.
Conosciamo persone che non possono fare altro che esploderle sui vagoni.
Altri le allineano su sottili fogli di legno e alcuni di loro le mettono in rima.
Intimidite e terrorizzanti per chi è con loro davanti ai fatti, perché questi ultimi sono di gran lunga più forti anche se le scagliate da un megafono.
Siamo bagnati dal loro calore se ci fermiamo in superficie, meglio evitare profonde e oscure apnee.

In questo tempo di crisi, quelle povere rimangono sempre le più convenienti.
Talune non risultano capite e la colpa a volte ricade sugli ambasciatori.
Quando non le troviamo andiamo dagli altri a cercarle.
Consapevoli che l’ultima non vuol sentir ragione.
Ognuno di noi ne conosce un paio in grado di aprire porte.
Chiunque di noi ne ha di silenziose nella mente e altre che valgono fomento per la causa.
Ci ritroviamo insoliti trovatori d’oro se loro nemmeno sussurrano.

Se dovessi usarne una per definirle, GIOCOSE sarebbe la parola giusta.

Bob

giovedì 11 giugno 2009

Solo un po' di stupido hip-hop

“… C’è una risposta dentro lo specchio
Un filo che è la continuazione di se stesso un nesso
Un occhio che guarda attraverso
Dal nucleo dentro l’atomo fino al perimetro dell’ universo …”





Bob

venerdì 5 giugno 2009

Pensieri di spettatori a teatro...

“La puzza della polvere mi sta dando la nausea. Siamo nel 2009, cavolo, c’è la televisione, il cinema, internet e lei mi ha trascinato qui, a teatro. Stasera c’era pure quel bel film in tv. L’ho visto già cento volte ma me lo rivedrei volentieri. Va bhe. Ormai sono qui. Appena si distrae, mi giro, chiudo gli occhi e mi addormento.”

“Avevo proprio voglia di venire qui stasera. Finalmente ho avuto l’occasione di mettere il visone nuovo. Che bello. Che poi io di ste cose non ci capisco mai niente di niente, nhe. Molto meglio quella fiction là, dove ci sono i poliziotti e tutte quelle robe lì. Ma almeno è una serata diversa. Si vede un po’ di gente. Oh dio, non conosco nessuno. Ma per forza non conosco nessuno, non mi porta mai da nessuna parte. Una sera c’è la partita, una sera c’è quel diavolo di film che ha già visto cento volte che lo sa a memoria anche il gatto.”

“Bello sto posto, eh, proprio bello. Sì, sì. Il loggione, gli affreschi sul soffitto, la galleria. Che poi cosa sarà sto loggione, bha. Comunque sono venuto solo per vedere quel comico che fa il cabaret in tv. Aaah, lui sì che è bravo. Ha sempre la sua battuta pronta. Sempre la stessa, ma va bhe. Ha il tormentone, ecco come si chiama. Quando non sa cosa dire, butta lì il suo tormentone e tutti ridono. Bravo, lui. Sì. Poi a me a teatro piace ridere. A teatro mi devo divertire, lascio fuori tutti i pensieri e mi godo lo spettacolo. Basta che non iniziano a cantare. Per carità io odio quando cantano nei film, figurati a teatro. Fatemi ridere.”

“Il teatro è la metafora della vita. L’attore abbandona sé stesso nel camerino per trascendere nei panni del personaggio. Poi se nel corso dell’opera avviene lo sdoppiamento allora l’attore incarna tre identità. L’attore in camerino, il personaggio e l’attore sul palco. L’attore che recita il suo ruolo di attore. E se interpreta il pensiero del pubblico l’attore è attore, personaggio, di nuovo attore e anche spettatore e poi di nuovo attore. E interpretando lo spettatore dovrebbe interpretare un pensiero comune da interpretare sul palco, ma come è possbile se gli spettatori non interpretano lo spettacolo allo stesso modo. Un momento…ma non era l’attore che interpretava? Comunque diventa meta teatro, in uno spettacolo che potrebbe essere metafisico. Il teatro nel teatro, la vita nel teatro, il teatro nell’anima e nell’animo…si va bhe. Lasciamo perdere.”

“Stavolta è fatta. Sì, sì l’ho impressionata. Sono andato a casa sua, lei è scesa e cosa le ho fatto trovare? Due biglietti per il teatro. Non il solito concerto, non la solita discoteca: il teatro. Ahahah. Ma quante ne so? Sì, sì, stasera me la dà sicuro. Speriamo però che sta roba duri poco, perché mi sto già rompendo. ”



Chissà in quanti, fra chi avrà letto questa ex-pagina bianca, si sarà immedesimato in qualcuno di questi spettatori possibili. Bene, voi che considerate il teatro solo un fatto di costume, sappiate che vi state precludendo un mondo. Se non sapete (ma molto più di frequente è che non lo volete) cogliere il messaggio che questo o quello spettacolo vi vuole lasciare, allora siete il frutto di un processo molto ben riuscito da parte dell’industria dell’intrattenimento anni 2000. Il teatro si nutre di idee e di parole, di messaggi che hanno bisogno di essere colti. Non vi libererete tanto facilmente del teatro: lui vi inseguirà ovunque, vi perseguiterà nella vostra vita quotidiana, sarà dietro l’angolo della strada e vi assalirà. Se invece vorrete ascoltare le parole di un povero attore sulla via del declino, o se vorrete assistere alla prova brillante di un giovane emergente, se vorrete ascoltare la storia che quello o quell’altro autore vuole raccontarvi, se vorrete lasciarvi trasportare in un altro mondo da scenografie e costumi, il teatro vi ringrazierà e quando gli attori sul palco, tra gli applausi, vi faranno il loro più bell’inchino, nelle vostre menti il teatro avrà già insinuato il tarlo di un’idea.

Co