venerdì 27 gennaio 2012

UN MINUTO FRA LE STELLE

Furono giorni di cammino solitario quelli che seguirono.
Solo il suono sordo sul suolo sottostante alle mie suole,
Spezzava la monotonia di una flora desertica attorno a me.
Mi fermai e cominciai a scavare una buca per il mio silenzio.
“Consegnasti a colei, che diede nome a quelle mura, il primo fra i re,
Capo di coloro che fecero della parola la loro arma nel tempo”.
“Ditemi, quale limite marcherà la saggezza nel mio avvenire?
Io presterò orecchio nella notte che si sta alzando accanto a voi”.
L’accorta scenografa dei moti emotivi dei suoi infiniti figli,
Cominciò a raccontare ed io intrapresi l’ascolto.
Fu un uomo, preso nel pascolare, che mi destò dal torpore.
Cenammo insieme. Ora che ne parlo è come se fosse qui.
Mi staccai da lui. Le nostre strade si divisero
La sua Parola, di tanto in tanto, tornerà nel mio cammino.
Un intenso frastuono, proveniente dai tralci di alcune piante,
Attirò la mia attenzione con il suo fuoco acceso in quella natura.
“Sei tu dunque il punto che diede origine all’arbitrarietà del cerchio?
Nascondi, dietro al barcollare, il violento impulso a trasgredire”.
Pensai di rivedere, fra quelli che brindavano, compari del mio passato,
Riconobbi la differenza dei loro tratti e la somiglianza nel pensare.
Rimasi l’intera notte in compagnia di una falsa verità nella mente,
Fu insonne e irrequieta, passata a contemplare delle stelle il buio.
Venni annientato e deriso da tale e ordinato schizzo di colore,
Distinsi, nitidamente, l’oscurità che macchiava il firmamento.
La barba irsuta sul mio volto s’intensificava con il passare dei soli.
Sempre più simile a una seconda pelle, pensai di tagliarla.
Mentre ancora impazzava la festa, mi alzai e andai alla fontana.
Un affilato coltello infieriva su quella pelle, liberando l’altro volto.
Riconobbi la sagoma nell’acqua nonostante la flebile luce notturna.
“Intendi dire questo, vecchio ciarlatano? Solo questo?”.
Fui divertente nella situazione, un fauno non riuscì a trattenere le risate.
Compose una breve suonata dai tubi di bambù del suo musichiere,
Sorrisi e cominciai a correre all’impazzata, seguendolo. Inseguendolo.
La strada si componeva visivamente solo all’avanzare del mio piede.
Il fiato, affaticato dalla corsa, diede alito a una sensazione di furore,
Soffiai su quel tizzone e mi ritrovai a rimirar dal monte il mondo.
Fu come osservare la volta celeste. I focolai erano stelle che bruciavano,
Che delimitavano l’agire delle storie umane con la loro luce e calore.
Cielo e terra non esistevano più in quell’immaginario.
Stetti seduto per qualche minuto, aspettando il concludersi dello spartito.
Ebbi la sensazione di poter decidere del destino di chi stava al di sotto.
Sentii di desiderare di decidere dell’altrui fortuna la sorte.
Dall’alto, vidi un uomo aggirarsi in una città dell’emisfero boreale,
Un piede dopo l’altro avanzava nella folla e colloquiava con gli eventi.
Mi bastò poco per capire che anch’egli era perso in quel mare.
Pan riempiva il silenzio, mentre pensai al suo avvenire.
Persi conoscenza esaltato da tale potere. Rinvenni in una stanza
È così che si svolsero i miei fatti prima del nostro incontro.

giovedì 12 gennaio 2012

DICHIARAZIONE D'INTENTI

Potrà sembrar traditore al vostro cuore, ma io voglio essere scienziato e non scrittore.

Bob

venerdì 6 gennaio 2012

NON UN SERVO

Mi servo della scrittura per definirmi e realizzare il mondo che mi circonda.

Bob