Due impercettibili bagliori, provenienti dalla galleria, si
avvicinavano alla banchina numero tre della fermata della metropolitana nel quartiere del porto di
Tap Town. Ad aspettare quel treno vi
erano Rupert e Frank.
Rupert e Frank si erano conosciuti come tutti i bambini,
dando due calci a un pallone nel campetto sotto casa. Abitavano a non più di
trecento metri l’uno dall’altro e questa vicinanza facilitò il loro conoscersi.
Avevano la stessa età così frequentarono la medesima classe alle elementari,
alle medie e scelsero la stessa scuola superiore per non dividersi. Frank
vestiva sempre elegante. Giacca e cravatta erano diventate la sua divisa da
quando lavorava per la banca centrale di Tap Town, tranne la sera e il week end
quando poteva finalmente infilarsi un paio di jeans, una maglietta e una felpa
col cappuccio. A Frank non piaceva l'abito che era costretto a usare a lavoro e
quindi, piuttosto di farsi vedere per il quartiere in giacca e cravatta, girava
sempre con uno zaino sulle spalle in cui teneva i “vestiti comodi” come li
definiva lui e si cambiava nei bagni della stazione. Era un grande appassionato
di musica rock e jazz, detestava i capelli lunghi, infatti, aveva sempre un
taglio a spazzola che non superava i tre centimetri e se ne stava spesso zitto.
Frank era poco più basso di Rupert, non che Rupert fosse un gigante, ma fra i
due Rupert era più alto e non perdeva occasione di farlo notare a Frank. Rupert
era robusto, con un orecchino al sopracciglio e uno al labbro inferiore. Testa
rasata e, a differenza di Frank, non aveva nessuna divisa da vestire per
guadagnarsi la pagnotta in quanto era disoccupato. Viveva nella casa di
proprietà della sua ragazza, Erin, e racimolava i soldi facendo il baby-sitter
o dando ripetizioni di disegno a qualche scapestrato come lui. Rupert era
l’unico a sapere il vero lavoro di Frank e, come fa un vero amico, non lo aveva
mai detto ad anima viva, tranne che a tutti i neonati di cui si occupava,
s’intende. Rupert detestava cambiare i pannolini ai bambini e così, per
alleviare quel faticoso e fastidioso impegno, raccontava a quei pargoli le
avventure che lui e Frank combinavano e,
fra tutte, la storia sul lavoro che faceva Frank era quella che lo teneva più
allegro fra quei fetori.
Frank e Rupert si trovavano sulla pensilina a pochi passi
dalla linea gialla e davanti a loro, proprio nel mezzo del muro oltre i binari,
l’orologio segnava le venti e trenta. Frank, ancora vestito da lavoro,
stringeva nella mano sinistra una borsa della spesa e, l’aletta del suo
cappello, schiacciato in testa, lo nascondeva dagli sguardi dei possibili conoscenti.
Rupert, che portava un paio di pantaloni corti al ginocchio e una maglietta con
il disegno di una città, continuava a far dondolare avanti e indietro un
passeggino rosso e grigio.
“Rupert, ci siamo”.
Attorno a loro vi erano sparuti gruppetti di ragazzi che
aspettavano come loro il treno; alcuni uomini stanchi dalla giornata di lavoro
e due donne che spettegolavano ad alta voce sull’ultimo gossip.
La musica in sottofondo fu interrotta per pochi istanti da
una voce che avvisava i pendolari dell’arrivo del treno. Frank cominciò ad
allontanarsi da Rupert dirigendosi verso la galleria da cui provenivano i fari
del treno fino a collocarsi nell’angolo estremo della banchina.
I due impercettibili
bagliori, che prima s’intravedevano a mala pena nel buio della galleria alla
sinistra dei due, divennero sempre più grandi fino a quando furono inutili
poiché le luci artificiali della stazione illuminarono prima la locomotiva e
poi tutto il treno che cominciava a rallentare la propria corsa. Frank sorrise
in direzione di Rupert il quale, dopo aver risposto al sorriso con un gesto
della testa, lanciò il passeggino sui binari. L’autista del treno vedendo la
scena cominciò a schiacciare il pedale dei freni ma fu tutto inutile. Il
passeggino fu distrutto dal treno e il bambino schizzò via come una palla di
cannone. Le urla dei presenti smorzarono la monotonia delle pubblicità trasmesse
dalla radio in sottofondo mentre il volto del macchinista divenne prima bianco
per poi scoppiare in un pianto disperato. Tutti si fermarono per qualche
istante. Le menti dei presenti erano pietrificate alla visione della scena e
nessuno mosse un dito. Rupert, in quell’intervallo, ne approfittò per scappare,
saltando sui binari, attraversandoli e imboccando l’uscita d’emergenza posta
proprio sotto l’orologio che ora segnava le venti e trentuno.
Nel frattempo Frank, rimasto impassibile al gesto di Rupert,
lasciò cadere per terra la borsa della spesa, ci frugò dentro ed estrasse una
bomboletta spray di colore giallo, impugnandola con la mano destra, con cui
cominciò a chiazzare uniformemente la facciata della metropolitana che si era
fermata davanti a lui mentre con un’altra bomboletta di colore viola, stretta
nella mano sinistra, tracciò i contorni delle lettere che formavano il nome
della crew sua e di Rupert: Insoliti Balordi. Terminò il suo pezzo, gettò le
bombolette sotto la metropolitana e, senza dare nell’occhio, salì le scale che
lo riportarono alla luce della strada. Controllò l’orologio al suo polso che
segnava le venti e trentaquattro e sparì fra la folla che accalcava la via.
Non si fecero vedere insieme per i successivi tre giorni e
poi, arrivò sabato.
Si erano dati appuntamento alla loro panchina, la stessa che
ascoltava i loro piani sin da quando erano piccoli. Rupert, come al solito,
arrivò prima di Frank e si mise a sedere. Frank lo raggiunse con il suo
consueto ritardo, con la musica nelle orecchie e la sua felpa col cappuccio.
Portava un paio di occhiali da sole con le lenti rotonde e la montatura sottile
e, sul suo volto vi era stampato il sorriso di chi sapeva quello che avevano
combinato. Erano stati i primi a marchiare la metropolitana di Tap Town con il
nome della loro crew. Avevano portato il
gioco a un livello superiore, lasciando gli altri writers fermi a un muro.
“Anche nel tardare sei dannatamente preciso. Non cambierai
mai”.
“Bella Rupert, novità?”.
“Tutti parlano di noi, che cosa ti aspettavi?”.
“Già, ho beccato quelli della crew Thema che ancora non
hanno capito come abbiamo fatto. Ora dobbiamo espanderci e controllare il
territorio. Ho già un piano per la prossima mossa”.
“Però Frank, questa volta lo compri tu il bambolotto”.
Rupert e Frank risero a crepapelle e poi cominciarono a pianificare
il loro prossimo pannello giù nella metropolitana di Tap Town.
La mappa di Tap Town
La mappa di Tap Town
Bob
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